No, non è successo, il miracolo atteso in casa Roma non è avvenuto: l’Inter si è riconfermata Campione d’Italia. Non solo complimenti ai campioni però, ci si soffermerà invece sui secondi, su quelli che hanno tenuto vivo un campionato su quelli che l’hanno onorato fino alla fine, sudandosi ogni punto degli 80 guadagnati. La Roma non ha vinto il campionato, e precisamente l’ha perso nella infausta notte dell’Olimpico dove la Sampdoria ha vinto per due a uno. Li si sono praticamente infranti i sogni di gloria, li però la Roma ha scoperto quanto può essere unico e fantastico il suo pubblico che nel momento più duro, più straziante della stagione si è stretto intorno alla squadra: in più di 6 mila a Parma, il pienone nell’ultima casalinga con il Cagliari e in 20 mila a Verona. Negli occhi di Totti e compagni domenica pomeriggio si percepiva la consapevolezza di essere seguiti da un pubblico particolare, speciale, da un pubblico che dopo il gol di Milito cantava a squarciagola l’inno della Roma, da un pubblico che era ancora una volta, come nel 2008, ad accogliere la squadra a Fiumicino. Il Siena non è riuscito nell’impresa, ha però giocato la partita a differenza di altre squadre, e per questo si è meritato le vergognose accuse e offese dell’Onorevole Ignazio La Russa. Non poche settimane fa abbiamo assistito a uno scempio calcistico, ad una farsa, quello visto tra Lazio e Inter non merita neanche di essere chiamato incontro calcistico, in quel caso si parlava “di cosa normale”, era per non far vincere la Roma si diceva. L’Italia è un mondo che va al contrario.
La Roma e i suoi tifosi hanno mostrato un certo stile anche nella sconfitta, nella vittoria l’Inter non ha fatto la stessa cosa. Alla fine conta sempre chi vince è questa la regola brutale del pallone, ma conta anche come si vince e soprattutto se si sa vincere. L’Inter ha mostrato l’assenza totale di questa capacità, ha sicuramente perso (forse dovuta dalla grandissima distanza temporale) lo stille di quell’Inter che vinceva tutto, forse come questa, ma che tutti unanimemente riconoscevano essere la “grande Inter” e che tutti ancora adesso ricordano con affetto. La differenza con questa Inter è macroscopica, grande questa lo è sicuramente come effettivi in campo, ma non lo è nello stile. L’allenatore neroazzurro ha trasmesso questo senso di accerchiamento, di solitudine, da un certo punto della stagione quella dell’Inter è diventata una crociata contro i poteri forti che volevano privare l’Inter del quinto (quinto solo perché vanno fieri di quello di cartone) scudetto consecutivo. Questo ha creato un clima di esasperazione sempre maggiore che è sfociato con le assurde dichiarazioni di Zanetti (capitano anche di quell’Inter frustrata dallo scontro contro la Juventus, che vinceva, senza dubbio con molte ombre, ma con uno stile nel post vittoria lontano anni luce da quello interista) che parla di una vittoria “da soli contro tutti”. Moratti, al quale le troppe vittorie hanno forse fatto perdere lucidità, sfoggia di nuovo il gesto delle manette, come ad idolatrare Mourinho. Come se non bastasse ha poi rincarato la dose aggiungendo che è nella storia dell’Inter vincere contro tutti e tutto. Nel calcio si dice che la memoria del tifoso è corta, Moratti ha dimostrato che anche quella del Presidente può essere cosi. Sembra passata una vita ma quel 2008 in cui l’Inter tutto era tranne che osteggiata dalla classe arbitrale non è cosi lontano, Moratti questo dovrebbe ricordarlo.
È cosi che ci si è ritrovati a far combaciare le feste: l’Inter accolta trionfalmente a Milano, la Roma accolta da 1200 tifosi a Fiumicino. L’accoglienza riservata alla Roma è quella che nel mondo del calcio, dove la sconfitta non è contemplata, suona strana: cosi non è nella capitale sponda giallorossa. Accogliere i giocatori dopo aver dato tutto, dopo aver regalato la possibilità di vivere un sogno qualcosa d’inaspettato che solo grazie al lavoro e all’abnegazione costante poteva diventare realtà è qualcosa che rientra nella concezione del tifoso romanista, fa niente se il sogno alla fine non si è realizzato la squadra va comunque ringraziata e onorata. A Roma tutto questo e a Milano? A Milano la giusta festa per i campioni va avanti tra normalissime scende di giubilo e di gioia, li però le offese e gli atti provocatori nei confronti degli eterni rivali non finiscono nemmeno nel momento dei festeggiamenti. Coloro che si erano tanto offesi per lo striscione di Ambrosini che recitava “Interista lo scudetto mettitelo nel ….” durante la festa per la coppa campioni appena vinta, mentre l’Inter aveva da pochissimo festeggiato il suo primo scudetto vinto sul campo, hanno fatto lo stesso. Lo striscione che recitava un offesa personale verso Francesco Totti è stato attaccato da alcuni giocatori al pullman dell’Inter. Lo striscione prendeva di mira il modo di esultare del capitano della Roma “Totti invece che il pollice in bocca mettiti il medio nel …”. Questo è lo stile Inter. Moratti il giorno dopo ha cosi commentato l’accaduto: “Mi dispiace moltissimo, in un clima di festa può scappare una cosa del genere”. Nel 2007 però il clima di festa non era tollerato ed era indignato per quello di Ambrosini: è la solita memoria corta che attanaglia tifosi e Presidente. Questo è quello che è accaduto domenica notte, onore all’Inter campione anche se non sa essere campione sotto tutti i punti di vista e onore alla Roma che non vince il campionato ma che su quel pullman ha dimostrato che si può vincere qualcosa anche nella sconfitta.
Cristiano Checchi