martedì 30 novembre 2010

ROGER FEDERER: IL MAESTRO DEI MAESTRI


Roger Federer chiude il 2010 con il botto, allo stesso modo con cui l’aveva aperto: con un trionfo. Domenica è andata in scena a Londra la finale dell’ATP World Tour Finals. Il campione svizzero ha battuto nella finalissima il suo eterno rivale Nadal con il punteggio di 6-3, 3-6, 6-1. Un Federer d’altri tempi, quello visto in campo contro lo spagnolo, che è stato aggressivo sin dall’inizio non permettendo a Rafa di sfruttare la sua superiore potenza, non facendosi quasi mai incastrare nello scambio dritto contro rovescio, scontro che vede Nadal notevolmente avvantaggiato. Nell’ottavo game del primo set si consuma il primo break della partita, Roger strappa il servizio a Rafa e va a servire per il set. Servizio poi tenuto agevolmente. Nel secondo set Nadal è più aggressivo sul 2 a 1 per lui si procura due palle break, la seconda sarà quella giusta per andare 3 a 1. Con un Nadal più aggressivo Federer torna a subire lo scambio, con i piedi dentro al campo il maiorchino è micidiale. Con facilità Nadal va a vincere il secondo set (6-3). L’incantesimo sembrava finito, il Federer perfetto visto in tutta la settimana, capace di annichilire nell’ordine Ferrer, Murray, Soderling e Djokovic, sembra sciogliersi di fronte al solito Nadal. Ma questo è un Federer diverso, consapevole di quello che si deve fare per battere Nadal, consapevole della propria forza e forte di una condizione fisica al top. Nel terzo set spazza via dubbi e incertezze asfaltando lo spagnolo che sul 2 a 1 per Federer perde il servizio e di conseguenza la partita. Nadal non vincerà più un game e sulla palla dubbia sul secondo match point è proprio Nadal ad indicare che la palla è dentro: è la resa del numero uno del ranking… è trionfo Federer. Per lo svizzero è il quinto masters di fine anno vinto, raggiunti Sampras e Lendl. Pochi mesi fa sembrava un Federer di fine carriera, adesso, messo in bacheca il 66esimo titolo, abbiamo di nuovo un Federer pronto a dare battaglia per un 2011 che si preannuncia spettacolare.


Cristiano Checchi

mercoledì 24 novembre 2010

ROMA-BAYERN 25 ANNI DOPO


Non era una partita ad eliminazione diretta, anche se per la Roma poco ci mancava, non era una partita di Coppe delle Coppe quella giocata ieri sera all’Olimpico, ma le due squadre erano le stesse, le stesse di un pomeriggio di 25 anni fa. Roma Bayern Monaco ancora un volta all’Olimpico, di nuovo di fronte dopo la partita d’andata stravinta dai tedeschi. Non è però quella la partita che ogni tifoso romanista entrando all’Olimpico ricorda e che vorrebbe vendicare. Chi l’ha vissuta sa cosa ha significato, chi non c’era ne ha sentito parlare. Roma Bayern Monaco 1-2 del 1985 è una partita storica, perché anche una sconfitta fa la storia di una squadra anche in una sconfitta c’è una vittoria, la vittoria che fu della Curva Sud. La Roma doveva rimontare il due a zero subito in Germania, solo l’anno prima c’era riuscita sconfiggendo tre a zero il Duunde United nella semifinale di ritorno di Coppa Campioni, serviva un’altra impresa. In campo l’impresa non riuscì, ma sugli spalti si diede vita a qualcosa di irripetibile, di magico: “che sarà sarà, ovunque di seguirem, ovunque di sosterrem che sarà sarà” cantato a squarciagola con le lacrime agli occhi per venti lunghissimi ed emozionantissimi minuti. Fu una prova d’amore che sconvolse anche quelli del Bayern. Così parlò Lattek (allenatore) dopo la partita: “Io sono rimasto sconvolto da quello che è successo all'Olimpico. In tanti anni di carriera non avevo mai visto una squadra che sta perdendo, che è eliminata, fuori dalla coppa, sostenuta così dai propri tifosi. Semplicemente meraviglioso, vorrei poterlo avere io un pubblico così. In Germania una cosa del genere non sarebbe accaduta, mai e poi mai. Che spettacolo, quasi mi sono emozionato”. Sulle stesse righe le dichiarazioni di Lerby, uno dei giocatori del Bayern Monaco di allora. Questo è stato Roma Bayern per la storia della Roma, quel 20 marzo 1985 è indelebile nella storia del tifo romanista. La Sud non è più la stessa di quel giorno, come potrebbe esserlo senza il CUCS? Come potrebbe esserlo visto che la voglia di tifare è sempre più osteggiata da provvedimenti e tessere? Ma ieri sera, come a chiudere un cerchio con quello che fu, oltre alla prestazione della squadra si è avuta una prestazione immensa del pubblico. Al 45° la Roma è sotto due a zero tutto lascia presagire ad un altro “che sarà sarà” carico di tristezza e nostalgia ma così non è stato: prima la Sud incitando dal primo minuto del secondo tempo poi Borriello, De Rossi e Totti, che quel pomeriggio aveva nove anni, hanno ribaltato tutto. Stavolta vittoria è stata, non si è sentito il coro che rese ancora più leggendaria la Sud ma solo canti di gioia per una vittoria che resterà storica proprio come quella sconfitta.

Cristiano Checchi

martedì 16 novembre 2010

RED BULL E VETTEL: DOPPIO TRIONFO



Di solito nel mondo dei motori chi dispone del mezzo meccanico migliore e di uno dei piloti dotati di maggiore talento, non fa molta fatica a conquistare il successo finale. Era il presupposto da cui nel marzo scorso partiva il mondiale della Red Bull, casa automobilistica austriaca, nata soltanto nel 2002 dalle ceneri della vecchia Jaguar. Macchina superveloce ed affidabile, team di tutto riguardo, gestito dal “mago” Chris Horner, piloti di notevole valore: il giovane talento tedesco Sebastian Vettel, figlioccio di Michael Schumacher che già da un paio d’anni lo ha designato come suo erede, e Mark Webber, scudiero più esperto, guidatore ordinato e pulito. Il dominio è stato totale solo in qualifica, dove le Red Bull hanno conquistato 15 pole position su 19 a disposizione, 10 con Vettel e 5 con Webber. In gara, però, Vettel ha commesso qualche errore di troppo, compreso un tamponamento, o per meglio dire uno speronamento al compagno di squadra lanciato verso la vittoria in Turchia. Il mondiale sembrava compromesso per il piccolo tedesco, a tal punto che alla vigilia dell’ultima gara negli Emirati Arabi, gli occhi degli appassionati erano puntati esclusivamente su Alonso e Webber, divisi da soli otto punti in classifica. E invece, complici le strategie cervellotiche della Ferrari che hanno relegato lo spagnolo al settimo posto e con la carriola di Petrov davanti per tutta la gara o poco meno, e complice la giornata abulica di Webber, Vettel si è messo tutti dietro, ha condotto il GP da cima a fondo ed ha atteso buone nuove via auricolare. A conti fatti il gioiellino teutonico ha meritato il titolo, un titolo che lo ha portato a diventare il più giovane campione del mondo nella storia della Formula 1 con i suoi 23 anni e 4 mesi; Vettel ha vinto cinque volte, è stato forse discontinuo nel rendimento in gara, anche e soprattutto per la sua giovane età, ma è stato freddo, determinato e testardo nel momento clou della stagione. Curioso il dato che Vettel sia stato al comando della classifica iridata soltanto in una corsa. Già, l’ultima però, quella che conta di più; dettaglio non da poco, dettaglio da campione, dettaglio da vincente. La Red Bull ha coccolato per tutto il campionato il suo pupillo, ha penalizzato Webber che se avesse usufruito dell’aiuto del compagno di squadra e del team avrebbe con ogni probabilità vinto lui il mondiale e con un paio di domeniche d’anticipo. Webber si è sentito come Irvine e Barrichello qualche lustro fa alla Ferrari, chiusi dall’onnipotenza di sua maestà Michael Schumacher I da Kerpen (guarda caso lo stesso paesino dove bazzicava un minuscolo Vettel col suo kart…..), e si è accontentato di contribuire alla vittoria della scuderia nel campionato costruttori.

E il prossimo anno? Il prossimo anno la Red Bull resta la squadra da battere, così come la Ferrari (con Fernando Alonso) appare la maggiore candidata a recitare il ruolo di antagonista. Il salto di qualità maggiore si attende dalla Mercedes che potrebbe scavalcare la McLaren nelle gerarchie. Michael Schumacher è in attesa di riscatto dopo un anno di sbadigli, Nico Rosberg è in rampa di lancio dopo qualche anno di apprendistato. Difficile ipotizzare inserimenti al vertice per outsider quali Renault (nonostante il talento di Kubica) o Williams. Confermato il regolamento sui nuovi punteggi, adottato per la prima volta quest’anno, che ha contribuito a rendere il campionato ancora più avvincente.

Marco Milan