lunedì 12 luglio 2010

COMANDA INIESTA: LA SPAGNA E' CAMPIONE DEL MONDO




Cala il sipario su Sudafrica 2010. La Spagna è Campione del Mondo. Per la prima volta e alla prima finale giocata le furie rosse conquistano il titolo più ambito. Non era impresa facile, per gli uomini di Del Bosque, bissare il successo europeo del 2008 invece gli spagnoli sono andati oltre la cabala dimostrando di essere la squadra più forte in assoluto. La serata finale del mondiale si è aperta con la visita a sorpresa di Mandela felice e commosso per tutto quello che è stato Sudafrica 2010. Poi c’è stato Cannavaro che ha riconsegnato la Coppa del Mondo dicendogli addio con una carezza e un bacio pieno di nostalgia per quello che l’Italia viveva quattro anni fa. Il primo tempo della finalissima è andato via con poche occasioni e con tanto nervosismo, l’Olanda ha miracolosamente finito in 10 la partita. Van Bommel e De Jong dovevano essere espulsi già nei novanta minuti regolamentari, a non finire la partita è stato Heitinga: espulso per doppio giallo. Nei minuti regolamentari le grandi occasioni sono passate per i piedi di Robben e Villa che hanno avuto la palla del vantaggio soli davanti al portiere ma nulla di fatto si è andati ai supplementari. Trenta minuti intensi e tutti di targa spagnola, prima Fabregas e poi Xavi sono andati vicini al vantaggio. Ma l’ hombre del partido è Andres Iniesta, uno che segna poco ma quando lo fa sono sempre gol pesantissimi. A cinque minuti dalla fine è lui che fa esplodere tutta la Spagna in unico grido: Campeon. Poi c’è solo spazio per le lacrime. Quelle degli olandesi, distrutti al pensiero di aver perso la terza finale su tre dopo Germania 74 e Argentina 78. Lacrime di Casilias autore del miracolo decisivo su Robben, lacrime di un’intera nazione che ha finalmente visto interrompersi la maledizione del mondiale.


Cristiano Checchi

SI AMMAINA L’ENNESIMA BANDIERA: RAUL LASCIA IL REAL MADRID



Un’icona, un mito, un lord in blanco. Raul Gonzalez Blanco abbandona il Real Madrid dopo quasi 17 anni e una carriera costellata di successi, gloria, gioie e gol, tanti gol, 323 in 741 presenze per l’esattezza. Lo storico numero 7 delle merengues ha appena compiuto 33 anni e ha capito che per lui a Madrid non c’è più posto, chiuso dai giovani rampanti e coi portafogli rigonfi quali Cristiano Ronaldo, Higuain e Benzema, tanto per citare i più noti. Raul se ne va in punta di piedi, lascia la sua città, la sua squadra e il suo paese ed emigra in Germania, a Gelsenkirchen ovvero la città in cui gioca lo Schalke 04, secondo nell’ultima edizione della Bundesliga. L’accordo è vicinissimo, qualcuno dice già siglato: 5 milioni di euro in due anni. Raul aveva offerte anche dagli Stati Uniti, pronti a rimpinguare il suo conto in banca con cascate di dollari, ma lo spagnolo ha scelto di restare in Europa e in una squadra che disputi le Coppe, per un motivo ben preciso: attaccare il record di gol nelle competizioni continentali che ancora appartiene a Gerd Muller, primatista con 69 reti. Raul è fermo a 66 e la chance di giocare da titolare nello Schalke e tentare l’impresa di superare il bomber tedesco è stata la molla che gli ha fatto accettare la proposta del club della Ruhr. A 33 anni, insomma, la voglia è la stessa del ragazzino che non ancora diciottene fu capace di debuttare nella Liga con la maglia del Real Madrid realizzando 9 gol in 28 partite. Predestinato allora, monumento oggi.

Marco Milan