martedì 18 maggio 2010

TUTTO COME DA COPIONE: L'INTER ANCORA CAMPIONE ALLA ROMA TUTTI GLI ONORI


No, non è successo, il miracolo atteso in casa Roma non è avvenuto: l’Inter si è riconfermata Campione d’Italia. Non solo complimenti ai campioni però, ci si soffermerà invece sui secondi, su quelli che hanno tenuto vivo un campionato su quelli che l’hanno onorato fino alla fine, sudandosi ogni punto degli 80 guadagnati. La Roma non ha vinto il campionato, e precisamente l’ha perso nella infausta notte dell’Olimpico dove la Sampdoria ha vinto per due a uno. Li si sono praticamente infranti i sogni di gloria, li però la Roma ha scoperto quanto può essere unico e fantastico il suo pubblico che nel momento più duro, più straziante della stagione si è stretto intorno alla squadra: in più di 6 mila a Parma, il pienone nell’ultima casalinga con il Cagliari e in 20 mila a Verona. Negli occhi di Totti e compagni domenica pomeriggio si percepiva la consapevolezza di essere seguiti da un pubblico particolare, speciale, da un pubblico che dopo il gol di Milito cantava a squarciagola l’inno della Roma, da un pubblico che era ancora una volta, come nel 2008, ad accogliere la squadra a Fiumicino. Il Siena non è riuscito nell’impresa, ha però giocato la partita a differenza di altre squadre, e per questo si è meritato le vergognose accuse e offese dell’Onorevole Ignazio La Russa. Non poche settimane fa abbiamo assistito a uno scempio calcistico, ad una farsa, quello visto tra Lazio e Inter non merita neanche di essere chiamato incontro calcistico, in quel caso si parlava “di cosa normale”, era per non far vincere la Roma si diceva. L’Italia è un mondo che va al contrario.

La Roma e i suoi tifosi hanno mostrato un certo stile anche nella sconfitta, nella vittoria l’Inter non ha fatto la stessa cosa. Alla fine conta sempre chi vince è questa la regola brutale del pallone, ma conta anche come si vince e soprattutto se si sa vincere. L’Inter ha mostrato l’assenza totale di questa capacità, ha sicuramente perso (forse dovuta dalla grandissima distanza temporale) lo stille di quell’Inter che vinceva tutto, forse come questa, ma che tutti unanimemente riconoscevano essere la “grande Inter” e che tutti ancora adesso ricordano con affetto. La differenza con questa Inter è macroscopica, grande questa lo è sicuramente come effettivi in campo, ma non lo è nello stile. L’allenatore neroazzurro ha trasmesso questo senso di accerchiamento, di solitudine, da un certo punto della stagione quella dell’Inter è diventata una crociata contro i poteri forti che volevano privare l’Inter del quinto (quinto solo perché vanno fieri di quello di cartone) scudetto consecutivo. Questo ha creato un clima di esasperazione sempre maggiore che è sfociato con le assurde dichiarazioni di Zanetti (capitano anche di quell’Inter frustrata dallo scontro contro la Juventus, che vinceva, senza dubbio con molte ombre, ma con uno stile nel post vittoria lontano anni luce da quello interista) che parla di una vittoria “da soli contro tutti”. Moratti, al quale le troppe vittorie hanno forse fatto perdere lucidità, sfoggia di nuovo il gesto delle manette, come ad idolatrare Mourinho. Come se non bastasse ha poi rincarato la dose aggiungendo che è nella storia dell’Inter vincere contro tutti e tutto. Nel calcio si dice che la memoria del tifoso è corta, Moratti ha dimostrato che anche quella del Presidente può essere cosi. Sembra passata una vita ma quel 2008 in cui l’Inter tutto era tranne che osteggiata dalla classe arbitrale non è cosi lontano, Moratti questo dovrebbe ricordarlo.

È cosi che ci si è ritrovati a far combaciare le feste: l’Inter accolta trionfalmente a Milano, la Roma accolta da 1200 tifosi a Fiumicino. L’accoglienza riservata alla Roma è quella che nel mondo del calcio, dove la sconfitta non è contemplata, suona strana: cosi non è nella capitale sponda giallorossa. Accogliere i giocatori dopo aver dato tutto, dopo aver regalato la possibilità di vivere un sogno qualcosa d’inaspettato che solo grazie al lavoro e all’abnegazione costante poteva diventare realtà è qualcosa che rientra nella concezione del tifoso romanista, fa niente se il sogno alla fine non si è realizzato la squadra va comunque ringraziata e onorata. A Roma tutto questo e a Milano? A Milano la giusta festa per i campioni va avanti tra normalissime scende di giubilo e di gioia, li però le offese e gli atti provocatori nei confronti degli eterni rivali non finiscono nemmeno nel momento dei festeggiamenti. Coloro che si erano tanto offesi per lo striscione di Ambrosini che recitava “Interista lo scudetto mettitelo nel ….” durante la festa per la coppa campioni appena vinta, mentre l’Inter aveva da pochissimo festeggiato il suo primo scudetto vinto sul campo, hanno fatto lo stesso. Lo striscione che recitava un offesa personale verso Francesco Totti è stato attaccato da alcuni giocatori al pullman dell’Inter. Lo striscione prendeva di mira il modo di esultare del capitano della Roma “Totti invece che il pollice in bocca mettiti il medio nel …”. Questo è lo stile Inter. Moratti il giorno dopo ha cosi commentato l’accaduto: “Mi dispiace moltissimo, in un clima di festa può scappare una cosa del genere”. Nel 2007 però il clima di festa non era tollerato ed era indignato per quello di Ambrosini: è la solita memoria corta che attanaglia tifosi e Presidente. Questo è quello che è accaduto domenica notte, onore all’Inter campione anche se non sa essere campione sotto tutti i punti di vista e onore alla Roma che non vince il campionato ma che su quel pullman ha dimostrato che si può vincere qualcosa anche nella sconfitta.

Cristiano Checchi

martedì 11 maggio 2010

CHELSEA CAMPIONE D'INGHILTERRA: E' TRIONFO ANCELOTTI


Re Carlo ha conquistato Londra, sponda Chelsea. Quando arrivi ad essere acclamato da un intero stadio, tu italiano doc vuol dire che qualcosa di importante l’hai fatto e anche molto bene. È questo quello che è accaduto a Carlo Ancelotti. Grazia all'8 a 0 sul malcapitato Wigan il tecnico emiliano ha vinto al suo primo tentativo il campionato inglese, eguagliando, grazie alla super coppa inglese vinta ad inizio campionato, l’ombra fastidiosa del predecessore, quel Josè Mourinho che a Londra ormai hanno dimenticato. Con un campionato dominato dall’inizio alla fine Re Carlo porta a casa il suo secondo scudetto in carriera, il primo fu con il Milan nel 2004. I punti conquistati sono stati 86 frutto di 27 vittorie, 5 pareggi e 6 sconfitte. Questo l’ottimo bottino del Chelsea campione che dopo tre anni ha cosi spezzato il dominio del Manchester United che ha comunque chiuso con ben 85 punti. Per i blues è il quarto titolo della storia dopo quelli del 1955, del 2005 e del 2006. Per sir Carlo anche la possibilità di vincere la FA Cup nella finale contro il Portsmouth ultima in campionato. Riuscendo a conquistare il terzo titolo stagionale Ancelotti supererebbe l’operato dello specialone che al primo anno di Chelsea si era limitato a mettere in bacheca la super coppa e il campionato. Dall’Italia sono arrivati i complimenti ed è vivo l’orgoglio di avere Ancelotti sul tetto d’Inghilterra. Anche i giornalisti di sua maestà hanno parlato dello stile e della signorilità di Ancelotti, sottolineando che al Chelsea è stata ridata un immagine più simpatica, sfatando quel falso mito che chi vince deve essere per forza antipatico.

Cristiano Checchi

lunedì 3 maggio 2010

LAZIO-INTER LA PARTITA NON PARTITA... E IL MONDO CI GIUDICA



fonte immagine: http://temporeale.libero.it

Quando il tifo va ben oltre. Stavolta non si parla di tifo violento, di tifo che in realtà tifo non è, si parla dello spettacolo, anzi del non spettacolo, offerto domenica sera allo stadio Olimpico di Roma. Merito della Lazio che praticamente non ha giocato la partita. La paura di consegnare lo scudetto in mano agli odiati cugini giallorossi era veramente tanta. È cosi che abbiamo assistito, neanche tanto stupiti, a uno stadio che remava tutto dalla parte della squadra ospite, fischi a Fernando Muslera reo di aver parato troppo, fischi a Zarate per aver provato a puntare troppo verso l’area dell’Inter. Applausi ed esultanze come se ad aver segnato fosse stata la propria squadra è invece quello che è accaduto ai gol di Walter Samuel, strano il destino proprio una colonna dell’ultimo scudetto romanista, e di Thiago Motta. Un ambiente cosi particolare, se vogliamo usare questo termine soft, non ha fatto fare una bella figura al calcio italiano. Ovviamente anche all’estero si è parlato e si è commentato, non di certo positivamente, la partita che è stata più vicina ad una farsa che altro. La Roma sabato aveva fatto il proprio dovere contro un Parma mai domo che pur non avendo assolutamente nulla da chiedere al campionato, la Lazio ad esempio non è ancora matematicamente salva, ha dato tutto mettendo in campo anche un agonismo fuori dal lecito, vedi la giusta espulsione di Jimenez. La Roma ovviamente deve rimpiangere e rimuginare per la partita con la Sampdoria, dove Damato di certo non è stato autore di un arbitraggio consono, più che per quella non andata in scena domenica sera. Quello che preme fare è una costatazione su quanto il calcio ha vissuto un'altra pagina della quale non andare fieri. Atteggiamento forse anche condivisibile, quello dei tifosi (anche se non ai livelli visti: esultare per un gol contro la tua squadra quando porti la sua sciarpa è fuori da ogni immaginazione), non lo è però quello della squadra scesa in campo, a tratti era anche visibile l’imbarazzo nei volti dei giocatori interisti. Tutto forse poteva essere quantomeno limitato dalla Lega, bastava non far giocare Lazio-Inter in notturna ma almeno in contemporanea con Atalanta - Bologna, ma si sa il buon senso non sempre alberga nelle menti di chi comanda.

Cristiano Checchi