venerdì 25 giugno 2010

VERGOGNA ITALIA: SIAMO FUORI

Come fuori da un incubo, cosi ci risvegliamo la mattina dopo Slovacchia – Italia, con la consapevolezza che l’impensabile è accaduto. Dopo il debutto non brillante con il Paraguay ci si era detti che l’avversaria più difficile era passata che adesso con Nuova Zelanda e Slovacchia sarebbero stati 6 punti. Così non è stato. Con la Nuova Zelanda si è partiti ancora sotto con l’incapacità, a volte anche sfortuna, di andare a completare la rimonta. Fermati dagli All White, gli All Blacks fanno un altro sport; noi campioni del Mondo di calcio fermati da una nazionale in cui il pallone ha storicamente un’altra forma. Non restava che vincere ieri per andare a prendere l’Olanda e poi sperare che l’Italia contro i forti tornasse quella di Germania 2006. Appunto 2006, quattro anni sono tanti e si sono fatti sentire sulle gambe di tutti quelli che riportarono la coppa del Mondo in Italia. Buffon, Cannavaro, Zambrotta, De Rossi, Pirlo, Gattuso, Camoranesi, Iaquinta, Gilardino e Lippi. Chi per un motivo chi per un altro non hanno rivissuto i fasti della notte di Berlino. Con la Slovacchia di Hamsik neanche a dirlo partiamo sotto, è De Rossi, uno dei pochi che si era salvato nelle altre due partite, a commettere l’errore che consente a Vittek di trafiggere Marchetti con un diagonale non irresistibile.

Ci si attende la reazione ma come in preda a qualche fobia particolare gli 11 in campo latitano, nel primo tempo è una delle Italia più brutte della storia. Nelle ripresa fuori Gattuso (non si sa bene il motivo per cui abbia giocato vista la totale assenza di condizione) e Criscito dentro Quagliarella e Maggio. Poco dopo entrerà anche Pirlo al posto di uno spento Montolivo. Per lo meno la squadra è più viva. Arriva un salvataggio dubbio sulla linea sul destro di Quagliarella. Ma poi come una doccia gelata arriva il due a zero ancora di Vittek. Dagli sviluppi di un corner è Chiellini, il miglior difensore azzurro, a farsi trovare impreparato. È finita. C’è tempo solo per un finale thriller.

Di Natale, dopo aver sciupato una clamorosa palla gol quando si era ancora sullo svantaggio di una rete a zero, stavolta segna grazie ad una bellissima azione di Quagliarella che consente al compagno, dopo la respinta del portiere, di depositare la palla in rete a porta vuota. Passano pochi minuti e il miracolo azzurro sembra compiersi: da sinistra spunto di Di Natale palla al centro e gol di Quagliarella. La gioia dura poco il guardalinee ha tirato su la bandierina: Fabio è di pochissimo avanti. Un barlume di speranza si riaccende ma ci pensa la goffa difesa italiana a spengere definitivamente la luce. Da una rimessa laterale, ingenuamente regalata agli avversari , nasce il terzo fantozziano gol della Slovacchia, con Marchetti in colpevolissimo ritardo superato da un lob di Kopunek, entrato da pochissimi secondi in campo. L’Italia di chi però questo mondiale l’aspettava da quattro anni, e se lo sta vedendo scivolare via dalle mani, non vuole mollare. Uno di questi è Quagliarella che inventa un euro gol: pallonetto da fuori area sotto gli incroci: è 3-2 c’è solo il recupero per sperare. L’occasione per l’immeritata qualificazione arriva sul destro di Pepe che dopo la torre di De Rossi aveva sul piede la palla buona. Il neo juventino va sul pallone con un improbabile esterno invece che un comodo piattone, la palla è fuori era l’occasione della vita. Finisce 3-2 Slovacchia: l’incubo si è materializzato. Adesso c’è solo il tempo per lacrime di Quaglierella, per il rammarico e per i processi.

I perché di questo fallimento sono sotto gli occhi di tutti. L’Italia produce pochi (quasi nessuno) talenti, i pochi che abbiamo per beghe personali non vengono convocati. La persoalità del Ct, importantissima e fondamentale, questa volta è andata anche oltre. Ci si è nascosti troppo comodamente dietro la presunzione di essere campioni del Mondo. Mai una possibilità a chi forse ne aveva di più, a cosa sono serviti gli allenamenti? Che Quaglierella aveva più birra in corpo dei vari Iaquinta e Gilardino non si vedeva? Cassano sarebbe stato davvero cosi inutile? Tutte domande che ormai servono a poco. Lippi si è preso tutte le colpe (e ci mancherebbe altro) adesso si è pronti per il ciclo Prandelli con la speranza che l’Italia torni presto ai livelli di soli quattro anni fa.

Cristiano Checchi

martedì 15 giugno 2010

STECCHIAMO IL DEBUTTO: 1 A 1 CON IL PARAGUAY


È finalmente arrivato il debutto dell’Italia a Sudafrica 2010. Gli azzurri non sono andati oltre al pareggio contro il Paraguay. Gli uomini di Lippi hanno sempre controllato il gioco non riuscendo però quasi mai a mettere in difficoltà il portiere avversario. Nessuna grande novità negli 11 iniziali. Buffon tra i pali, da sinistra a destra Criscito, Chiellini, Cannavaro e Zamrbotta. A centrocampo De Rossi e Montolivo vertici bassi, Pepe a destra, Iaquinta a sinistra con Marchisio dietro l’unica punta Gilardino.

Erano ben 5 i debuttati nel mondiale, sono diventati sette con gl’ingressi dei Marchetti nell’intervallo e di Di Natale nel corso del secondo tempo. Esordienti tutti promossoi tranne il solo Marchisio apparso svagato e fuori ruolo. Di Natale negli ultimi minuti ha mostrato tanta voglia ma poca concretezza, inoperoso per tutto il secondo tempo Marchetti, cosi come lo era stato Buffon.

Primo tempo con poche emozioni, quando ormai il primo tempo sembra chiudersi sullo 0 a 0 Alcaraz in mezzo a De Rossi e Cannavaro colpisce di testa a fa 1 a 0. L’errore dei due campioni del Mondo è banale, lo svantaggio è immeritato ma cosi è, si va all’intervallo con la consapevolezza che non si può assolutamente perdere. La serata però sembra essere maledetta al rientro in campo non c’è più Buffon, è il turno di Marchetti. Poco dopo fuori anche l’inutile Marchisio, dentro un Camoranesi lontano parente di quello di Germania 2006, capace solo di farsi ammonire per un brutto fallo e di rischiare con un altro intervento pericoloso addirittura il rosso. Al 15° minuto però uno dei responsabili del gol avversario si getta in spaccata sull’angolo di Pepe e complice l’uscita fantozziana del portiere fa uno a uno: è il primo gol per Daniele De Rossi in un mondiale. Lui l’anello di contatto tra i giovani e i vecchi di Germania 2006, lui che ha caricato l’amico Pepe per un debutto che fino a 2 anni fa nessuno avrebbe potuto immaginare, è lui che rida ossigeno alla squadra. L’Italia torna a crederci, si può vincere basterebbe poco, ma non c’è mai l’ultimo passaggio per la punta, non arriva mai la nitida occasione da gol. Neanche l’ingresso dell’ultimo debuttante mondiale, mister 29 gol in campionato, al posto di Gilardino da la spinta che serve all’Italia. È uno a uno, ne carne ne pesce, si cerca di guardare il bicchiere mezzo pieno: passare il turno non è certo impresa proibitiva, Nuova Zelanda e Slovacchia non possono e non devono mettere paura all’Italia. E’ l’eventuale ottavo di finale che deve preoccupare.

Domenica contro la Nuova Zelanda ci si gioca tutto, qualcosa negli undici iniziali andrà cambiato, Marchisio non va verso la conferma, cosi come Giardino, nemmeno un tiro in porta per l’attaccante viola. Iaquinta è palesemente fuori ruolo relegato sulla fascia prima a sinistra poi a destra. Sappiamo della generosità del giocatore ma cosi sembra essere troppo anche per lui. Anche il modulo non sembra dei più giusti per la nazionale, il modulo della Roma spallettiana non si amalgama con le qualità della rosa portata da Lippi. C’è una settimana per riflettere, una settimana per lavorare perché contro la Nuova Zelanda è accettato un solo risultato.

Cristiano Checchi