martedì 31 maggio 2011

BARCELLONA ANCORA CAMPIONE D'EUROPA: NON C'E' LA RIVINCITA DEI RED DEVILS

fonte immagine: www.corrieredellosport.it

Il Barça è campione d’Europa, di nuovo. La finale che in molti hanno definito del secolo ha avuto l’esito forse più scontato. Il Barcellona era dato per favorito ma nonostante questo la vittoria del undici blaugrana stupisce ancora una volta per come è arrivata, uno strapotere tecnico e tattico che mai negli ultimi 20 o 30 anni nessuna squadra aveva fatto registrare. Ma l’eroe della serata non è Messi, non Iniesta o Xavi, ma uno di quelli che di solito è considerato un gregario, non uno di quelli da copertina, l’eroe della finale è Eric Abidal. Il terzino francese poco più di due mesi fa era stato operato di tumore al fegato, nella notte di Londra alzava, con la fascia da capitano al braccio (omaggio del capitano Carles Puyol), la Coppa dei Campioni, dopo aver giocato tutti i 90 minuti. Guardiola aveva affidato al francese la fascia sinistra, lasciando il panchina un mostro sacro come Puyol. Tra i 22 protagonisti lui era quello più sereno e tranquillo, perché dopo aver lottato e vinto contro il cancro non c’è Manchester United o Champions League che ti possa spaventare.

I 90 minuti in campo sono stati puro dominio Barça. Xavi e Iniesta hanno imbrigliato Giggs e Carrick; Messi, Villa e Pedro sono stati pericoli costanti per Vidic e Ferdinand. Il pallone d’oro in carica, e del futuro, Leo Messi, ha messo a segno la sua seconda rete nelle finali di Champions League giocando a tratti da vero marziano. Quello della pulce argentina è stato il gol numero 100 in due stagioni. Il Manchester ha cercato di porre un freno allo strapotere spagnolo ma anche gli uomini di Ferguson, proprio come 2 anni fa, si sono dovuti arrendere come avevano già fatto Arsenal, Shaktar e Real Madrid. Pedro, Messi e Villa hanno portato al Camp Nou la quarta Champions della storia del club. In mezzo alle reti dei tre tenori c’è stato il momentaneo pareggio di Rooney, unico lampo in una serata in cui lo United ha fatto poco.

In molti si chiedono se il Barça è la squadra più forte della storia del calcio, è difficile poter fare un confronto e dare un giudizio definitivo tra squadre di diverse epoche, certo è che il Barcellona di Pep Guardiola, 10 trofei in 3 anni, se non lo è ci va molto vicino.

C.Checchi

lunedì 16 maggio 2011

DJOKOVIC RE DEL FORO ITALICO: NEL 2011 ANCORA IMBATTUTO E IMBATTIBILE


39 vittorie consecutive, 7 tornei disputati in stagione e 7 vittorie, numeri impressionanti: numeri di Novak Djokovic. Per la quarta volta consecutiva Rafael Nadal si è dovuto arrendere allo strapotere del serbo, la cosa preoccupante per lo spagnolo è che le ultime due sconfitte sono avvenute sulla terra rossa, casa sua. Nelle finali di Madrid e Roma Nadal si è trovato di fronte un muro, a tratti insormontabile, con uno stile di gioco molto simile al suo ma fatto con più potenza e più precisione. Con un doppio 6-4 Novak si è così sbarazzato ancora una volta del numero uno del tennis mondiale, a sorprendere è che Djokovic veniva da tre ore estenuanti di partita contro Murray nella semifinale del giorno prima, ci si aspettava un giocatore più stanco, così non è stato, nello scambio si è sempre avuto l’impressione che ad averne di più fosse proprio lui, abbiamo assistito addirittura a un Nadal che per rallentare il ritmo troppo elevato alzava la pallina per toglierli spinta, la tattica però non si è rivelata vincente perché ha permesso, più di una volta, a Djoko di attaccare con i piedi bene dentro al campo. Il serbo torna così a riprendersi Roma dopo averlo fatto già nel 2008. Il successo romano si va ad aggiungere così alla vittorie ottenute nell’Australian Open, nel torneo di Dubai, ad Indian Wells, dove ha iniziato la striscia di vittorie contro Nadal, a Miami, ancora contro Nadal in finale, al Serbia Open e a Madrid. Al Rolland Garros sarà forse ancora duello Novak – Rafa che sembra ormai essere la rivalità che ci accompagnerà per i prossimi anni. L’infinito duello dello spagnolo contro Roger Federer sembra così essere agli sgoccioli, si possono però già notare delle differenze tra queste due rivalità: tra Djoko e Nadal c’è sicuramente meno amicizia rispetto a quanta c’è n’è tra Roger e Rafa, sarà quindi forse una rivalità più sentita dagli stessi protagonisti… tutto per la gioia degli amanti di questo magnifico sport.

Cristiano Checchi

domenica 15 maggio 2011

18 VOLTE MILAN: IL CAMMINO DEI ROSSONERI VERSO LO SCUDETTO



Ha vinto il Milan. Sette anni dopo l’ultimo scudetto rossonero targato Carlo Ancelotti, Ricardo Kakà e Andriy Shevchenko, sulle maglie del Milan torna a disegnarsi il tricolore a firma di Massimiliano Allegri, Zlatan Ibrahimovic ed Alexandre Pato. Uno scudetto su cui pochi avrebbero scommesso lo scorso 20 luglio, quando al raduno della squadra a Milanello i tifosi contestarono a gran voce il presidente Berlusconi e l’amministratore delegato Adriano Galliani per la scarsa campagna acquisti, ferma agli arrivi di Amelia, Sokratis e Yepes, nomi di riserva e dal pedigree ben poco altisonante. Poca fiducia riscontrava anche il nuovo allenatore Massimiliano Allegri, che in carriera aveva finora allenato poco più di un anno in serie A, guidando, seppur con ottimi risultati, il Cagliari. Inter, Roma e forse la Juve apparivano irraggiungibili. Un mese dopo, però, cambia tutto: Berlusconi apre la valigia dei sogni, Galliani corre a realizzarli: in poco tempo arrivano il ghanese Boateng (che sarà la rivelazione del campionato), il funambolo brasiliano Robinho e soprattutto Zlatan Ibrahimovic in prestito dal Barcellona dove si era ambientato più o meno come una giraffa in un pollaio. Torna l’entusiasmo, il 29 agosto a San Siro il Milan travolge 4-0 il malcapitato Lecce nell’esordio in campionato, Allegri sembra il nuovo profeta del calcio spettacolo. Ma già alla seconda giornata i rossoneri accusano lacune difensive e voragini a centrocampo allarmanti: il piccolo Cesena ne approfitta, vince 2-0 e consegna ad Allegri una patata bollente non da poco: come trovare un equilibrio tattico con una squadra così votata all’attacco? Al mister di Livorno servono altre due partite per capirlo: alla terza giornata il Milan è bloccato in casa sull’1-1 dal modesto Catania, alla quarta si sblocca Ibrahimovic ma non la squadra che fa ancora 1-1 a Roma contro la Lazio. Il Milan ha 5 punti in classifica, gli stessi di ritardo dall’Inter capolista. Da qui la svolta: Allegri, complice l’infortunio di Andrea Pirlo che terrà lontano dai campi il regista bresciano per quasi tutta la stagione, piazza tre mediani a centrocampo con Boateng alle spalle di Ibrahimovic e uno tra Pato e Robinho. Questo atteggiamento tattico protegge la difesa e consente agli avanti di liberare talento e spregiudicatezza: arrivano quattro vittorie consecutive (Genoa e Chievo in casa, Parma e Napoli fuori), Ibrahimovic è una macchina inarrestabile: gol e assist, oltre ad uno strapotere fisico mostruoso. Il 30 ottobre alla nona giornata, il Milan cede in casa alla Juventus per 2-1, ma nelle due partite successive vince a Bari e contro il Palermo, successi che consentono ai rossoneri di issarsi al comando della classifica. Vi rimarranno fino alla fine. Il 14 novembre c’è il derby in casa dell’Inter: tutti aspettano Ibrahimovic e il grande e fischiatissimo ex non si fa pregare decidendo la stracittadina dopo cinque minuti con un calcio di rigore da lui stesso procurato e trasformato sotto la curva dell’Inter. Si parla già di passaggio di consegne, anche perché l’Inter di Benitez non ha ingranato, la Roma e la Juventus sono attardate in classifica, Lazio e Napoli non appaiono attrezzate per arrivare fino in fondo. Ma la strada è ancora lunga, Ibra decide la sfida contro la Fiorentina con una rovesciata inventata dal nulla, con Brescia e Bologna arrivano due facili successi, ma il 18 dicembre la Roma espugna San Siro per merito di Marco Borriello, l’ex dal dente avvelenato. Il Milan è comunque campione d’inverno grazie al successo di Cagliari firmato dal giovane della Primavera Strasser quasi al 90’, e al pirotecnico pareggio casalingo contro l’Udinese per 4-4. Sono arrivati nel frattempo Antonio Cassano e Mark Van Bommel, rinforzi voluti da Allegri per far fronte a qualche infortunio di troppo; l’olandese in particolare si rivelerà una diga insormontabile a centrocampo. E’ partito invece Ronaldinho, pupillo di Berlusconi, zavorra di Allegri. Nel mese di gennaio il Milan batte poi Cesena e Catania, a febbraio il pareggio casalingo per 0-0 contro la Lazio è seguito da quello a Genova per 1-1 contro i rossoblù: campanelli d’allarme preoccupanti perché nel frattempo il Napoli ha trovato un goleador inarrestabile come Cavani ed è secondo a tre punti, l’Inter ha cambiato allenatore chiamando in panchina un ex rossonero amatissimo come Leonardo, passato in pochi mesi da idolo a Giuda per il popolo milanista e per il presidente Berlusconi che lo considera forse il Gianfranco Fini del calcio, e che risolleva le sorti dei cugini nerazzurri. La vittoria del Milan in casa del Chievo grazie ad una prodezza di Pato il 20 febbraio, il netto successo la settimana successiva nello scontro diretto di San Siro col Napoli battuto 3-0 e l’1-0 strappato in casa della Juventus grazie ad un gol di Gattuso sei giorni dopo, sembrano sancire la parola fine sul campionato. E invece i rossoneri, che nel frattempo hanno salutato l’Europa agli ottavi di finale per mano del Tottenham, compromettono tutto in una settimana: prima l’incredibile pareggio casalingo contro il fanalino di coda Bari con annessa espulsione di Ibrahimovic per fallo di reazione, poi la sconfitta di Palermo rimescolano tutte le carte del gioco scudetto. L’Inter nel frattempo è seconda ed arriva al derby di sabato 2 aprile con soli due punti di ritardo. Il Milan è senza Ibrahimovic squalificato, teme il sorpasso dopo un campionato condotto quasi sempre davanti. Ma il sorpasso non arriva, anzi, il derby si trasforma in un incubo per l’Inter e per il suo allenatore: Pato segna dopo meno di un minuto e si ripete nel secondo tempo, il Milan è padrone del gioco e trova anche il 3-0 col rigore di Cassano nel finale. Il sipario sul campionato cala in pratica qui: la squadra di Allegri vince a Firenze, dove però Ibrahimovic si fa espellere ancora, in casa con la Sampdoria e a Brescia nel sabato di Pasqua alla 34° giornata. La vittoria per 1-0 sul Bologna una settimana più tardi grazie al gol di Flamini in apertura, consegna ago e filo nelle mani di Allegri: per cucire lo scudetto numero 18 sulle maglie rossonere manca infatti solo un punto da conquistare nelle restanti tre giornate. Il punto arriva alla prima occasione, all’Olimpico contro la Roma sabato 7 maggio. Oltre ottomila sostenitori milanisti invadono la capitale per assistere allo 0-0 che consegna il titolo al Milan. Allegri fa centro al primo colpo come Sacchi, Capello e Zaccheroni; è una vittoria del gruppo, dai senatori inossidabili (Abbiati, Nesta, Gattuso, Ambrosini, Seedorf) ai nuovi fenomeni (Thiago Silva, Pato, Boateng). Ma è anche la vittoria dei gregari come Abate e Yepes, pochi fronzoli e tanta concretezza. Forse la scossa l’ha data la personalità di Ibrahimovic, 8 scudetti vinti nelle ultime 8 stagioni, ma il vero artefice del successo appare proprio lui, Massimiliano Allegri: tanto indisciplinato da calciatore, tanto sapiente stratega da tecnico. Che sia l’inizio di un nuovo ciclo? Chissà. Per ora i tifosi rossoneri possono soltanto salutare il campionato 2011 come avrebbe fatto Mike Bongiorno. Allegri-a!!


Marco Milan

domenica 1 maggio 2011

F1 SUL GRANDE SCHERMO: LE IMPRESE DI LAUDA IN UN FILM


Peter Morgan, famoso sceneggiatore e drammaturgo britannico, già candidato agli Oscar, famoso soprattutto per i film The Queen e Frost/Nixon, sta lavorando a una pellicola che racconterà la carriera del celebre pilota di Formula1 Niki Lauda, e il pilota austriaco intanto scherza su chi possa interpretare il suo ruolo: ”Chiunque abbia l'orecchio destro ustionato, può cominciare a farci un pensierino". Il regista costruirà la sua storia ruotando intorno a un anno cruciale, che segnò la vita del pilota, il 1976. Il 1 agosto di quell'anno, durante il Gran Premio di Germania, sul pericoloso circuito del Nurburgring, Lauda - che all'epoca correva per la Ferrari - ebbe un gravissimo incidente e rimase intrappolato nella vettura in fiamme. Riuscì a salvarsi, ma le sue condizioni rimasero gravissime per diverso tempo, e ancora oggi il suo volto ne riporta i segni. Lauda ritornò in pista dopo sole tre settimane, ma le sfavorevoli condizioni meteorologiche non gli permisero di terminare la gara. James Hunt, suo principale rivale alla guida della McLaren, vinse il titolo con un solo punto di vantaggio. L’agenzia DPA ha affermato che Morgan, attivamente sostenuto da Lauda, 62 anni, sta cercando un produttore e un regista. Tornando a Lauda, nella sua carriera in F1 ha vinto 25 Gran Premi e tre titoli mondiali, ed è anche famoso per la sua compagnia aerea; ancora adesso lo si vede frequentemente nel paddock, svolgendo il ruolo di commentatore per la tv tedesca.

Stefano Scipioni