martedì 16 novembre 2010

RED BULL E VETTEL: DOPPIO TRIONFO



Di solito nel mondo dei motori chi dispone del mezzo meccanico migliore e di uno dei piloti dotati di maggiore talento, non fa molta fatica a conquistare il successo finale. Era il presupposto da cui nel marzo scorso partiva il mondiale della Red Bull, casa automobilistica austriaca, nata soltanto nel 2002 dalle ceneri della vecchia Jaguar. Macchina superveloce ed affidabile, team di tutto riguardo, gestito dal “mago” Chris Horner, piloti di notevole valore: il giovane talento tedesco Sebastian Vettel, figlioccio di Michael Schumacher che già da un paio d’anni lo ha designato come suo erede, e Mark Webber, scudiero più esperto, guidatore ordinato e pulito. Il dominio è stato totale solo in qualifica, dove le Red Bull hanno conquistato 15 pole position su 19 a disposizione, 10 con Vettel e 5 con Webber. In gara, però, Vettel ha commesso qualche errore di troppo, compreso un tamponamento, o per meglio dire uno speronamento al compagno di squadra lanciato verso la vittoria in Turchia. Il mondiale sembrava compromesso per il piccolo tedesco, a tal punto che alla vigilia dell’ultima gara negli Emirati Arabi, gli occhi degli appassionati erano puntati esclusivamente su Alonso e Webber, divisi da soli otto punti in classifica. E invece, complici le strategie cervellotiche della Ferrari che hanno relegato lo spagnolo al settimo posto e con la carriola di Petrov davanti per tutta la gara o poco meno, e complice la giornata abulica di Webber, Vettel si è messo tutti dietro, ha condotto il GP da cima a fondo ed ha atteso buone nuove via auricolare. A conti fatti il gioiellino teutonico ha meritato il titolo, un titolo che lo ha portato a diventare il più giovane campione del mondo nella storia della Formula 1 con i suoi 23 anni e 4 mesi; Vettel ha vinto cinque volte, è stato forse discontinuo nel rendimento in gara, anche e soprattutto per la sua giovane età, ma è stato freddo, determinato e testardo nel momento clou della stagione. Curioso il dato che Vettel sia stato al comando della classifica iridata soltanto in una corsa. Già, l’ultima però, quella che conta di più; dettaglio non da poco, dettaglio da campione, dettaglio da vincente. La Red Bull ha coccolato per tutto il campionato il suo pupillo, ha penalizzato Webber che se avesse usufruito dell’aiuto del compagno di squadra e del team avrebbe con ogni probabilità vinto lui il mondiale e con un paio di domeniche d’anticipo. Webber si è sentito come Irvine e Barrichello qualche lustro fa alla Ferrari, chiusi dall’onnipotenza di sua maestà Michael Schumacher I da Kerpen (guarda caso lo stesso paesino dove bazzicava un minuscolo Vettel col suo kart…..), e si è accontentato di contribuire alla vittoria della scuderia nel campionato costruttori.

E il prossimo anno? Il prossimo anno la Red Bull resta la squadra da battere, così come la Ferrari (con Fernando Alonso) appare la maggiore candidata a recitare il ruolo di antagonista. Il salto di qualità maggiore si attende dalla Mercedes che potrebbe scavalcare la McLaren nelle gerarchie. Michael Schumacher è in attesa di riscatto dopo un anno di sbadigli, Nico Rosberg è in rampa di lancio dopo qualche anno di apprendistato. Difficile ipotizzare inserimenti al vertice per outsider quali Renault (nonostante il talento di Kubica) o Williams. Confermato il regolamento sui nuovi punteggi, adottato per la prima volta quest’anno, che ha contribuito a rendere il campionato ancora più avvincente.

Marco Milan

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