Finalmente è calato il sipario. Lo strazio può terminare. Dopo 16 giorni tutt’altro che entusiasmanti per i colori italiani i giochi olimpici invernali di Vancouver abbandonano la scena e lasciano il testimone alla russa Sochi. La XXI edizione dei giochi invernali segna un passo indietro di ben 30 anni per lo sport italiano, mai così male dalla spedizione del 1980 a Lake Placid. Il bilancio è davvero magro: una medaglia d’ oro, una medaglia d’ argento, e 3 bronzi; anche la “polare” Australia ha fatto di meglio. Fortunatamente lo spettro delle zero medaglie d’ oro è stato scongiurato dal primo posto nello slalom maschile da parte del romagnolo Giuliano Razzoli che quando ormai tutto sembrava perduto ha salvato la faccia alla spedizione italiana. Il tanto vituperato sci alpino alla fine è stata la disciplina che ha deluso di meno, perché nel bilancio complessivo bisogna considerare anche i due quarti posti di Heel e Schnarf in Super G, con il podio sfuggito per questioni di centesimi. Male, anzi malissimo il pattinaggio di velocità che sconta il cattivo stato di forma di Enrico Fabris, il quale non è riuscito a ripetere gli exploit di Torino. Il fondo si aggrappa alle medaglia d’argento conquistata da Piller Cottrer nella 15km, ma la debacle della staffetta che andava sul podio da Lillehammer ’94 apre scenari oscuri per una disciplina in cui l'Italia ha da sempre fatto incetta di medaglie. Dei grandi campioni solo Zoeggeler ha saputo mantenere le aspettative andando a conquistarsi un prezioso bronzo, nonostante non abbia potuto sfruttare tutte le sue eccellenti qualità tecniche per via dell’ accorciamento della pista resosi necessario in seguito alla terribile morte del giorgiano Nodar Kumaritashvili. Di Carolina Kostner, invece, è meglio stendere un velo pietoso; venuta con intenzioni belligeranti la bolzanina ha inanellato una serie di cadute sconcertanti che non gli hanno permesso di andare oltre un misero 16° posto. Con questi giochi l’Italia si sveglia come da un incantesimo e si scopre piccola piccola. La scelta di puntare sull’esperienza dei vecchi piuttosto che sulla sfrontatezza e l’entusiasmo dei giovani non ha pagato. Arianna Fontana e Alessandro Pittin sono state due bellissime eccezioni. Ma senza programmazione, anche i miracoli possono far poco.
Giuliano Corridori
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