domenica 20 febbraio 2011

GRAZIE FENOMENO



Un urlo. Agghiacciante, terrorizzante. Che squarcia in due una notte romana di primavera. E’ il 12 aprile del 2000, allo stadio Olimpico di Roma si gioca l’andata della finale di Coppa Italia, in campo Lazio ed Inter. All’inizio della ripresa nelle file neroazzurre entra in campo Ronaldo, reduce da 5 mesi di inattività per un problema al ginocchio. Passano pochi minuti dal suo ingresso in campo, il Fenomeno prende palla a centrocampo e parte dritto puntando la porta, all’improvviso si accascia al suolo come se fosse inciampato sul pallone. Non è così. Ronaldo è a terra perché il suo ginocchio lo ha tradito di nuovo, questa volta seriamente: lacerazione del tendine rotuleo, un infortunio gravissimo che comporta quasi un anno di riabilitazione, compromettendo di fatto la carriera di un calciatore professionista. E’ quello che pensano un po’ tutti gli appassionati di calcio, vedendo Ronaldo portato via in barella con le mani sul volto ed ascoltando attraverso i microfoni il suo pianto disperato.

La carriera di Luiz Nazario da Lima, meglio noto come Ronaldo, non terminò quella sera. Il Fenomeno tornò alla fine del 2001, in tempo per giocare, vincere e diventare il capocannoniere del mondiale 2002, titoli che gli permisero di conquistare il Pallone d’Oro, il secondo della carriera dopo quello del 1997. L’episodio di Roma è il fulcro della vita calcistica di Ronaldo, l’emblema di un campione tenace, talentuoso eppure tanto fragile. Un campione che ha dovuto soccombere ad una serie infinita di guai fisici, ma che ha saputo sempre tornare in piedi, più carico e forse più forte di prima. Ronaldo ha preso decisioni importanti, forse impopolari, come l’aver giocato sia col Barcellona che col Real Madrid, sia con l’Inter che con il Milan, suscitando l’esplosione di rabbia per i tifosi delle squadre “tradite”. Sarebbe inutile fare l’elenco dei gol, delle presenze, delle prodezze, dei numeri del fenomeno brasiliano, dati che tutti conoscono a memoria, dati che, seppur inconfutabili, non spiegano l’uomo, non raccontano la sofferenza e la risalita, la malattia e la guarigione, lo sconforto ed il coraggio di ricominciare, ogni volta.

Ronaldo ha detto basta, il suo fisico ormai pesante e logoro gli ha imposto lo stop, la fermata definitiva. Ha pianto Ronie nella conferenza stampa di addio, forse è normale quando si dice addio al mondo che ti ha reso ricco, famoso e felice per vent’anni, forse però in quelle lacrime c’era la rabbia per essersi dovuto fermare tante altre volte senza volerlo, regalando ai suoi tifosi tante gioie, ma troppo spesso ad intermittenza. Ma il calcio a Ronaldo, al Fenomeno, può dire solo e semplicemente grazie. Grazie di essere stato tu.

Marco Milan

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