martedì 25 ottobre 2011

CIAO SUPER SIC

fonte immagine: www.smanettoni.net



Se n’è andato così Marco Simoncelli: facendo quello che più amava nella vita. Ha lasciato gli affetti per restare attaccato a quella moto che sin da bambino amava più di ogni altra cosa al mondo. Nessuno ancora se ne è fatta una ragione, forse i suoi amici più cari e i suoi affetti malediranno quella stessa moto e quello stesso amore che Marco aveva per quel mondo fatto di brividi e velocità. Il 23 ottobre tutti i sogni di Marco si sono spenti a Sepang, cadendo Edwards e Rossi, si proprio il suo grande amico Valentino, gli sono franati addosso, sulla pista non restava altra che Sic sdraiato immobile senza il casco, volato via nell'irruenza dell'impatto. È questa la triste immagine che ci resta di Simoncelli viva nella nostra mente, ma non sarebbe giusto ricordarlo così: SuperSic era un mix di allegria, vitalità e forza, aveva una dirompenza furori dal comune, caratteristiche che lo rendevano unico… non a caso era considerato l’unico erede di Vale Rossi, sì era lui l’unico che si poteva accostare al campione di Tavuglia per estro, fantasia e quel pizzico di pazzia. È proprio Rossi a dirci qual è il modo migliore per ricordare uno come Marco Simoncelli:


"Ho deciso che ti ricorderò con un sorriso, con quel sorriso che avevi sempre. Ti ricorderò con quell'esclamazione che ho avuto oggi quando ti ho visto prima di partire con quel coso giallo in testa e gli occhiali da sole, ho detto "minchia sic, fortuna che sei simpatico, perchè sei proprio brutto". Ti ricorderò come quello che a Monza, quando ti ho visto è sceso dalla macchina ha tolto il casco e incazzato come una iena se n'è andato a piedi dopo aver perso. Ti ricorderò come "quel bastardo di Sic" che stava diventando un mostro. Ti ricorderò come l'amico pazzo di Vale, quello del primo mondiale 125 cc, quello che a inizio stagione lo volevano mettere nei casini perchè "era violento". Ti ricorderò come il campione che sei sempre stato... sei un grande e ti porterò per sempre nel mio cuore.” (V.Rossi)

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